Si è appena concluso un periodo, parso a tutti infinitamente lungo, in cui si è reso necessario per noi Educatori inventarci nuovi strumenti di lavoro, rivedere e riadattare le nostre modalità e strategie di intervento così da renderle efficaci anche lavorando in remoto, per dare continuità agli obiettivi educativi e alla relazione coi ragazzi che abbiamo in carico.
Fin dal momento in cui le attività in presenza sono state sospese ci siamo organizzate attraverso videochiamate, messaggi e foto per dare supporto quotidiano alle famiglie e laddove è stato possibile, direttamente a bambini e ragazzi, sia individualmente che in piccolo gruppo, con una frequenza di una, due e anche tre volte alla settimana.
Abbiamo lavorato a stretto contatto con gli insegnanti, gli educatori scolastici e gli specialisti esterni, incrementando il lavoro di rete.
Il nostro spirito è stato quello di “fare di necessità virtù” e condividendo tra noi operatori tutte le idee e le proposte di attività che trovavamo via via più funzionali e accattivanti abbiamo avuto l’opportunità di rafforzare lo spirito di gruppo e collaborazione della nostra équipe.
Non è stato per niente facile, a volte ci siamo dovuti trasformare in acrobati in diretta per mantenere viva l’attenzione e la concentrazione in chiamata, senza perdere di vista il divertimento che è ciò che alimenta la motivazione e da’ rinforzo. Per non parlare dei nostri orari di lavoro che si sono sempre più compenetrati nei nostri spazi di vita personale e di gestione dei figli, della spesa da fare e quant’altro.
Faticoso quindi ma anche molto molto stimolante.
Abbiamo conosciuto i contesti di vita naturale dei ragazzi, le case, le camerette, i giochi, gli animali domestici, abbiamo coinvolto anche i fratelli e i familiari che si rendevano disponibili. E abbiamo mostrato i nostri…ebbene sì, non viviamo al Centro dove vengono i ragazzi in trattamento, come a volte ci hanno detto di aver pensato loro stessi! Siamo entrati nella reciproca intimità. Ilaria, una bimba di 9 anni, col suo candore ha colto in pieno il valore del nostro lavoro: “SICCOME VOI SIETE TRANQUILLE, CI FATE RIDERE E DIVERTIRE, MI FATE TRANQUILLIZZARE, COME SE NON CI FOSSE IL CORONAVIRUS!!!”.
Mai come in questo periodo si sono create occasioni spontanee per potersi allenare su cambio di prospettiva, pensiero flessibile, problem solving, gestione dell’imprevisto, nuove abilità domestiche.
E infine abbiamo avuto l’opportunità di cogliere molti spunti dal contesto intorno, a supporto del fatto che a volte coi ragazzi non è tanto il materiale elaborato che conta, o dove ci si trovi a lavorare o se si interagisca in presenza o in remoto ma ciò che fa la differenza è un’idea anche semplice ma che porti a prospettive diverse e nuove scoperte e SEMPRE il poter fare esperienze dirette e concrete.
Es: mostrare strane fragole bianche e fare ipotesi in proposito, un nido di merli, un geko in cortile, cercare un oggetto ricordo di quando eravamo neonati, descrivere i poster e le foto appesi in cameretta, osservare un pacco di pasta e scoprire cosa significano i tempi di cottura e come si fanno le giuste porzioni, scegliere un libro preferito di casa e provare a leggerne un pezzetto, creare pozioni con ingredienti che si trovano in cucina, scrivere parole o creare arcobaleni con oggetti colorati di casa, testare con un familiare un rompicapo o un indovinello appena imparato e tanto altro…
É stata una sperimentazione, strutturata, pensata, stiamo cercando di valutare con strumenti quantitativi l’impatto sui ragazzi e le famiglie. Le educatrici hanno fatto un lavoro incredibile, per niente facile.
Con la stessa flessibilità ora abbiamo ripreso le attività al centro. Riadattare i progetti educativi con mascherine, disinfezione, distanziamento, regole che sembrano rendere impossibile la ripresa… per nulla facile, ma di nuovo sono entusiasta di come tutti stanno lavorando.